Malattie della prostata: anche il cane può soffrirne

I nostri amici a 4 zampe soffrono di tante malattie “umane” e oggi vogliamo trattare le patologie prostatiche di più frequente riscontro nel cane. Esse sono:

  1. iperplasia prostatica benigna,
  2. cisti prostatiche,
  3. prostatiti,
  4. neoplasie,
  5. ascessi.

Spesso la prima provoca le altre per cui, più che di patologie singolarmente identificabili, possiamo dire che l’ingrossamento (iperplasia) è causa predisponente ad infiammazioni della prostata.

In generale, non si è riscontrata una predisposizione netta di razza, nonostante pare esistere una maggior frequenza nel Pastore Tedesco e nel Dobermann.
Inoltre, le forme tumorali sembra siano maggiormente frequenti in cani castrati in età precoce (da cuccioli).

 

L’ipertrofia prostatica benigna

L’IPB è considerata la più frequente malattia prostatica. Affligge circa l’80% dei maschi “interi” dai 5 anni di età in su.

L’ipertrofia Prostatica Benigna è una malattia patofisiologica (spontanea) che interessa principalmente i cani maschi “interi” e inizia intorno ai 3 anni di età.

La sua incidenza aumenta con l’età. La prostata aumenta di volume in due sensi: aumenta sia il numero di cellule (iperplasia) che il loro volume (ipertrofia). La modificazione del rapporto androgeni:estrogeni (correlazione con l’età, cause iatrogene, lesioni neoplastiche, disfunzioni testicolari) gioca un ruolo fondamentale nel processo che porta alla malattia. All’iperplasia ghiandolare può far seguito lo sviluppo di molteplici piccole cisti che predispongono i cani alla prostatite.

L’ipertrofia prostatica benigna subclinica affligge cani che non sempre presentano sintomi. I casi subclinici sono abbastanza comuni specialmente all’inizio della malattia. La prevalenza riportata delle malattie prostatiche subcliniche va dal 5% al 76% con IPB e prostatiti le più frequentemente riscontrate.

 

Quali sono i segni e sintomi di una patologia prostatica?

I segni clinici compaiono negli stadi avanzati della malattia e sono correlati all’ingrossamento della ghiandola e alla presenza di cisti.

A causa della sua collocazione anatomica, l’ingrossamento prostatico comporta una compressione dell’uretra, del colon, e occasionalmente dei vasi sanguigni locali; il tutto si manifesta con disfunzionalità urinarie, intestinali e locomotorie.

I sintomi di più frequente riscontro sono:

  • costipazione,
  • tenesmo (difficoltà a defecare e dolore al momento della defecazione),
  • feci appiattite,
  • ematuria (sangue nelle urine),
  • stranguria (dolore alla minzione),
  • perdite uretrali ematiche o meno non associate alla minzione,
  • edema degli arti posteriori,
  • zoppia,
  • andatura rigida,
  • dolorabilità.

 

Tuttavia, non sempre si manifesta clinicamente e cani con ipertrofia dello stesso grado possono essere sintomatici o meno.

 

Diagnosi ed esami

L’Ipertrofia Prostatica Benigna è la causa sottostante di molti altri disordini prostatici e una diagnosi precoce di IPB diminuisce le probabilità di future condizioni patologiche

Risulta fondamentale, pertanto, dato il rischio di assenza di sintomi a fronte della presenza della patologia, di effettuare una visita clinica con palpazione della prostata e indagini diagnostiche. Fino ad oggi, oltre agli esami ematobiochimici e delle urine per escludere patologie concomitanti, risultava fondamentale l’esecuzione dell’ecografia addominale, in modo da visualizzare e misurare l’organo e verificare la presenza di iperplasia e, soprattutto, di altre patologie concomitanti (cisti, ascessi).

Nonostante i vantaggi diagnostici dell’ecografia, che permette di visualizzare la prostata e vedere eventuali ascessi e/o cisti, questa non sempre fornisce una valutazione accurata della ghiandola prostatica durante gli stadi subclinici e gli stadi precoci di IPB.

 

Biopsia, gol standard ma invasiva

La biopsia, è il gold standard per la diagnosi di malattia prostatica. La diagnosi definitiva di IPB è possibile solamente con l’esame istopatologico della biopsia prostatica. Sebbene importante, la biopsia è un esame invasivo che richiede quantomeno una sedazione del paziente ed è effettuata sotto guida ecografica, quindi in realtà non viene utilizzata frequentemente.

 

Marcatori sierici: la CPSE

Per questo motivo, si sono svolti studi sulla valutazione di marcatori sierici, per cercare di identificarne uno che fosse correlato con la funzionalità prostatica, come è stato fatto per identificare il PSA nell’uomo.

Si è così scoperto che l’Esterasi Specifica della Prostata del cane (CPSE) si presenta in concentrazioni sieriche elevate nei cani con patologie prostatiche rispetto a cani sani.

Gli studi hanno dimostrato l’affidabilità e la attendibilità della CPSE per la diagnosi di IPB e il marker ha presentato una elevata sensibilità e specificità, rispettivamente del 97.1% e del 92.1%.

Oggi, quindi, con un semplice prelievo si può valutare la funzionalità prostatica e monitorare la terapia impostata a seguito di un riscontro patologico.

Presso la Clinica Veterinaria Ambrosiana è possibile effettuare l’esame del CPSE per valutare la funzionalità prostatica del vostro cane.

 

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